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11/07/2017
Problema occupazionale: cause e possibili soluzioni.

1) Quali politiche e strumenti sono oggi attuabili per affrontare la problematica nell’immediato?

Bisogna innanzitutto fare il quadro della situazione attuale e vedere le cause che hanno portato a questa situazione per poi cercare realisticamente delle soluzioni percorribili. Fino ad oggi lo sbocco occupazionale principale è stato quello della farmacia perché nel Pubblico impiego c'è il blocco delle assunzioni ed altre priorità occupazionali e il settore ISF che una volta riusciva ad assorbire molti colleghi, in questi ultimi anni ha attraversato una profonda crisi che ha visto quasi dimezzate le unità lavorative al punto che molti colleghi isf licenziati si sono riscritti all'Ordine dei farmacisti nella speranza di trovare un lavoro.

In Italia ci sono approssimativamente 19.000 farmacie con circa 30.000 titolari (tra singoli e società) e almeno 50.000 farmacisti non titolari.

Ad oggi il rapporto farmacisti per farmacia è all'incirca 4 a 1 ma ogni anno si laureano circa 4500 farmacisti che fermo restando queste cifre, e considerando i tempi biblici per bandire concorsi e aprire nuove sedi, porteranno ad aumentare questo rapporto di un unità ogni 4/5 anni. 5:1 6:1, d'altronde questi sono dati in linea con quanto previsto dallo studio della Joint Action Health Workforce Planning and Forecasting che hanno dato come risultato finale 63 mila farmacisti disoccupati entro 20 anni.

Attualmente abbiamo 7000 colleghi disoccupati, ma per avere cifre più aderenti alla realtà che rispecchi che la saturazione del sistema si è ormai raggiunta da qualche anno, dobbiamo sommare anche i tanti colleghi che si sono cancellati dall'Ordine in questi ultimi dieci anni perché sfiduciati e senza speranza alcuna di trovare lavoro, i colleghi che attualmente sono impiegati come stagisti o con altra forma di precariato e i colleghi che lavorano nelle parafarmacie. Aggiungo i colleghi delle para, perché nonostante si sia cercato di bloccare fin dall'inizio la legge che le ha viste nascere, ha permesso ad almeno 10.000 farmacisti di non infoltire l'attuale numero dei disoccupati consentendo al sistema attuale di avere quanto meno una piccola valvola di sfogo. Se non ci fosse stata la possibilità per i colleghi di aprire una parafarmacia o di andare a lavorare nelle para private o della GD ad oggi sfioreremmo probabilmente cifre intorno ai 20 mila disoccupati.

I motivi per cui la farmacia non riesce più ad occupare colleghi a nostro avviso sono fondamentalmente due.

1) I farmacisti titolari occupano il loro posto di lavoro praticamente a vita in quanto pur andando in pensione, frequentemente continuano ad esercitare la professione e questo non consente un turnover occupazionale. I posti occupati attualmente sono circa trentamila per 19.000 farmacie e sono destinati ad aumentare man mano che si laureeranno figli o parenti degli attuali titolari. Abbiamo spesso casi di colleghi che ci consultano perché licenziati a causa di un nuovo laureato in famiglia. Attenzione, la cosa è del tutto comprensibile logica oserei dire, ma la conseguenza è che si riducono le possibilità occupazionali per i non titolari.

 2)Esiste ancora molto forte il problema dei "camici neri", dell'abusivismo professionale che sottrae posti di lavoro ai farmacisti in particolare nelle regioni del Sud Italia. E' un problema del quale si parla da oltre trent'anni ma    che purtroppo ancora oggi crea problemi occupazionali nel settore. A nostro    avviso non bastano circolari e inasprimenti delle leggi, anche perché i controlli     sono insufficienti, ciò che servirebbe è un cambio di mentalità e sopratutto uno   scatto di orgoglio nella nostra categoria che facesse comprendere capillarmente non solo i rischi che si corrono tenendo al banco un abusivo, ma anche e  sopratutto le accresciute potenzialità che porterebbe un collega rispetto ad un non laureato all'azienda farmacia.

La situazione come abbiamo visto è molto molto seria per tutti i farmacisti, titolari e non, occupati e inoccupati. Seria perché è impensabile ( tasse universitarie libri trasporti e in media 5 anni senza lavorare con conseguente ritardo anche di ingresso nel mondo del lavoro) che le cose possano andare avanti in questo modo, lo Stato e gli studenti spendono complessivamente miliardi di euro per formare un professionista e sostenere le Università (stipendi ricerca nuove cattedre eccetera), e di sicuro non possiamo permetterci il lusso di avere un vero e proprio esercito di figure altamente specializzate inoccupate che si “girano le dita” dalla mattina alla sera. La politica prima o poi dovrà metterci mano, e come spesso accade in questi casi, potrebbe fare molti più danni che benefici varando provvedimenti che magari daranno solo risultati apparenti nell'immediato.

Personalmente Sinasfa come soluzioni che potrebbero dare risultati nell'immediato, in attesa di provvedimenti che dovrebbero aprire nuove prospettive occupazionali, proporrebbe.

1) Federfarma con il “peso” del suo carisma e della sua autorevolezza verso i propri iscritti, dovrebbe chiedere ai titolari di farmacia, vista la situazione attuale, man mano che le figure non laureate, e mi riferisco fondamentalmente alle banconiste, vanno via per pensionamento o per altri motivi, di sostituirle con farmacisti, illustrando i vantaggi di questa scelta che a fronte di un esigua “maggior” spesa economica, porterebbe un ritorno sia economico che di immagine. Non credo di esagerare dicendo che ci dovrebbero essere almeno 30/40 mila banconiste impiegate nelle farmacie per cui nel tempo se almeno il 60/70 % venissero sostituite da farmacisti avremmo già un abbattimento del dato di 63mila disoccupati tra venti anni e questo potremmo ottenerlo senza bisogno di alcuna normativa.

2) Chiedere che vengano assunti farmacisti sulle navi da crociera. Sinasfa ritiene che questo nell'immediato, sia il percorso più breve per creare una nuova possibilità occupazionale per i colleghi. Ad oggi sulle navi da crociera è presente la figura del medico e dell'infermiere e il farmaco come capita sovente, non viene gestito dal farmacista. Riteniamo che basterebbe solo la buona volontà o la lungimiranza di qualche società di navigazione per introdurre sulle navi anche la figura del farmacista senza bisogno di complessi e lunghi iter burocratici. Sinasfa sta lavorando sull'argomento cercando di “stimolare” chi è deputato a queste scelte a valutare i benefici della presenza a bordo del farmacista che oltre ad accrescere l'immagine e il livello qualitativo di assistenza ai passeggeri della compagnia di navigazione, potrebbe essere addirittura una figura se presente e con specifici compiti di “assistenza” in grado di orientare le scelte di determinate fasce della popolazione e quindi di incrementare il business della compagnia. Per essere più chiari una sorta di pharmaceutical care.

 

Quali politiche sarà necessario sviluppare in futuro affinché si garantisca alla nuova generazione di Farmacisti un ventaglio di opportunità lavorative, soprattutto alternative alla Farmacia, coerenti con il percorso di studi sostenuto ?

Per i farmacisti le opportunità teoriche esistono già, solo che le leggi non vengono rispettate o applicate. Il dogma fondamentale che dovrebbe essere applicato è che “dove c'è il farmaco ci deve essere il farmacista” e già questo basterebbe per impiegare i colleghi nelle cliniche private, nelle carceri negli ospedali eccetera. Sono cose che si discutono da almeno trent'anni e che la categoria non è riuscita a far capire l'importanza al mondo politico. Questo consentire ad altri, la gestione del farmaco, indebolisce e sminuisce la figura del farmacista e le conseguenze sono direi abbastanza evidenti. Purtroppo a nostro parere, e questa è anche la percezione della stragrande maggioranza dei colleghi, è che mentre altre figure professionali, per esempio biologi e infermieri erodono i nostri spazi professionali noi farmacisti siamo sempre fermi allo stesso punto e addirittura perdiamo “competenze” e spazi occupazionali. Il motivo è probabilmente che le categorie citate, hanno un “peso” politico nettamente superiore al nostro.

Le politiche che bisognerà sviluppare secondo Sinasfa sono

Revisione degli spazi dell'insegnamento, partire dai licei con l'insegnamento ad esempio di chimica e biologia e con l'equiparazione dei vari piani di studio.
Adeguamenti normativi affinché il farmacista, chiaramente opportunamente formato abbia la possibilità di poter esercitare come Nutrizionista.
Avviare un dialogo con aziende anche non di indirizzo farmaceutico nelle quali la figura del farmacista possa essere inserito valorizzando la capacità di consulente della salute e le sue competenze e conoscenze scientifiche.
Pharmaceutical care affidata al farmacista e non alla farmacia. Creare delle figure di farmacisti specializzati sul territorio, che operino in collegamento con medici di medicina generale e specialisti con il coordinamento delle asl. Il farmacista potrebbe dare un contributo importantissimo all'assistenza domiciliare  integrata di soggetti soli o indigenti, monitorando l'aderenza terapeutica, effettuando una bonifica degli armadietti dei farmaci. Questo aspetto impedirebbe non solo l'assunzione di farmaci scaduti o non più dello schema terapeutico, ma avrebbe anche un importante valenza ecologica impedendo che finiscano nel pattume e non negli appositi contenitori.  E' ormai dimostrato che seguire i pazienti nell'aderenza terapeutica fornendo loro anche consigli su uno stile di vita più corretto produce enormi risparmi per il SSN, risparmi dai quali si potrebbero attingere le risorse per l'assunzione di molti colleghi.   

Riteniamo che queste proposte, unitamente alle eventuali farmacie "del capitale" che consentirebbero un turnover occupazionale, potrebbero rendere il sistema occupazionale dei farmacisti sostenibile per un lungo periodo di tempo, evitando forse anche di procedere con il numero chiuso per le facoltà di farmacia.

Quali sono le aspettative rispetto al nuovo contratto nazionale che verrà discusso con Federfarma ? Ed in particolare quale è il pensiero sulle seguenti possibilità: definizione di una “pianta organica” dei collaboratori, ovvero di stabilire un numero di collaboratori legato al fatturato della farmacia; inserire flessibilità nella retribuzione legata alle prestazioni svolte in seno alla farmacia dei servizi ed alle qualifiche curriculari individuali.

Direi che anche ricordando gli ultimi rinnovi del CCNL la categoria è molto sfiduciata e delusa per cui, anche memori dei precedenti rinnovi, non abbiamo alcun aspettativa.

Per quanto riguarda la "pianta organica" dei collaboratori, non credo che  sarebbe possibile chiedere assunzioni in base al fatturato. Bisognerebbe che ci fosse un accordo volontario tra tutte le farmacie sul territorio e i sindacati, cosa della quale dubito altamente.

Nel momento in cui partirà la farmacia dei servizi, ci sembra scontato che ci dovranno essere delle integrazioni economiche per il collaboratore in base ai servizi erogati. Stabilito uno stipendio base uguale per tutti, si potrà discutere di questi supplementi. Ritengo molto difficile che si possano valutare e tradurre in gratificazioni economiche le qualifiche curriculari individuali, perché almeno ad oggi non abbiamo notizie di colleghi a cui vengano riconosciute flessibilità sulla retribuzione anche nei casi in cui abbiano conseguito specializzazioni di eccellenza o specializzazioni che incrementano il fatturato della farmacia.

Intervista sul tema dell'occupazione rilasciata a Farma Mese 2/ 2017

Un ulteriore riflessione...

Se analizziamo le politiche della categoria di questi ultimi decenni, notiamo che la maggior parte dell'attenzione, per non dire la quasi totalità dell'attenzione, è stata rivolta ed è rivolta alla farmacia e non al farmacista. Anche adesso con il nuovo piano di studio le nuove competenze potranno essere messe in pratica quasi esclusivamente nelle farmacie, questo non è colpa delle università che lo hanno elaborato,  ma della politica assente che non è riuscita a fornire loro nuove competenze e nuove funzioni per il farmacista.

Anche se in realtà nessuno di questi progetti è ancora andato a buon fine, farmacia dei servizi pharmaceutical care ed altri, l'attenzione è sempre stata incentrata alla farmacia e spesso quando si presentano queste proposte tra le motivazioni  sentiamo  dire anche che questo creerà  nuovi spazi occupazionali nuovi posti di lavoro eccetera eccetera.

Per quanto possa essere comprensibile, visti i tanti provvedimenti  che in questi anni hanno indebolito  la farmacia e politicamente la categoria, dpc , esercizi di vicinato, distribuzione diretta, crollo della redditività sui presidi diabetici, ossigeno liquido ed altri, io ritengo che comunque accentrare tutta l'attenzione sulla farmacia, sia stato e sia molto controproducente perché la si è fatta diventare l'obiettivo occupazionale primario da parte dei farmacisti non titolari, assegnandole aspettative che non potrà mai mantenere.

Mi chiedo, se tutti questi progetti dei quali si parla ormai da parecchi anni, andassero a regime. quanti farmacisti potrebbero essere realmente  assorbiti nelle farmacie? 

Secondo noi, non molti, comunque di sicuro una percentuale non significativa rispetto al grosso problema occupazionale.

Se la politica di categoria non è stata capace di creare occupazione al di fuori della farmacia, se esiste un grosso problema occupazionale prima o poi la  politica dovrà in qualche modo dare delle risposte.

Nel 2006 per creare occupazione per i farmacisti c'è stata la legge Bersani, nel 2012 il Ministro Balduzzi su richiesta dei Non Titolari ha uniformato e abbassato il quorum a 3300 dando vita al maxi concorso, secondo noi è facile ipotizzare che in tempi molto brevi, se all'interno della categoria si continueranno a  fare politiche per la farmacia e non per i farmacisti, se non si riusciranno a trovare nell'immediato soluzioni per occupare i farmacisti fuori dall'ambito della farmacia, la politica sulla spinta di un vero e proprio esercito di professionisti inoccupati che hanno avuto un costo importante per lo Stato, per trovare delle soluzioni al problema occupazionale, potrebbe incominciare anche a chiedersi se non sia impossibile rivedere leggi molto datate  che consentono il passaggio da padre in figlio della farmacia, e nell'immediato magari ritoccare ulteriormente il quorum portandolo ad esempio a 2500 con la conseguenza di bandire un nuovo maxiconcorso che per almeno cinque sei anni potrebbe "raffreddare" gli animi dei colleghi perché per qualche tempo potrebbero cullare l'illusione di essere i futuri titolari di una di quelle farmacie.

ALLEGATI