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29/03/2018 di Pierluigi Altea Farmacia News
Rinnovo del contratto trattative in corso. Sinasfa, solo contro tutti
Dopo i primi incontri preliminari tra Federfarma e le organizzazioni sindacali dei lavoratori,
Filcams-Cgil, Fisascat- Cisl e Uiltucs, dallo scorso febbraio sono riprese le trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei farmacisti impiegati nel settore privato, siglato nel 2009, scaduto da oltre cinque anni. Farmacia news ha intervistato gli attori coinvolti in questa negoziazione per capire aspettative e necessità
                            SINASFA SOLO CONTRO TUTTI
Sinasfa, solo contro tutti «Solo», perché, curiosamente, il sindacato nazionale dei farmacisti non titolari, fa sapere Francesco Imperadrice, presidente di Sinasfa, non è stato invitato al
tavolo di Federfarma, eppure avrebbe molto da dire su come impostare il rinnovo
del contratto di lavoro dei farmacisti dipendenti. «Forse è per questo che non siamo stati invitati», dice Imperadrice, «perché chiediamo da tempo un adeguamento economico per far fronte a una situazione divenuta ormai insostenibile. Per di più, se uno stipendio resta 
fermo a lungo, anche il gettito per la pensione ne soffre, per questo vorremmo recuperare
qualcosa, per esempio attraverso l’innalzamento della percentuale che il datore di lavoro è tenuto a versare se il collaboratore aderisce alla previdenza complementare prevista dal nostro Ccnl delle farmacie private, portandolo quanto meno dall’1,05% al 2% a titolo di risarcimento minimo, ma anche questo comunque non sarebbe sufficiente a compensare
il danno irreparabile causato da un contratto fermo da anni». Secondo Sinasfa, sarebbe anche necessario aumentare le garanzie sulla malattia. «Avere solo sei mesi di garanzia, dopodiché
si può essere licenziati è indegno di una società civile», dice Imperadrice, «perché a una persona che purtroppo subisce una malattia o un infortunio grave, e magari va in coma per un certo periodo, non vengono stornati questi periodi dal semestre oltre i quali ci sono solo altri 120 giorni di aspettativa non retribuita regolamentati dall’articolo 49 del nostro Ccnl».
L’altra beffa, poi, secondo Imperadrice, sta negli arretrati che i farmacisti percepiranno
una volta rinnovato il contratto. «Si tratta di una cifra una tantum che di certo», dice il presidente di Sinasfa, «non ci ripagherà dei danni subiti. Speriamo che Fedefarma si convinca della necessità di invitare anche noi, il primo sindacato di categoria della storia italiana, al tavolo negoziale per il rinnovo del contratto dei farmacisti, perché le nostre istanze sono
quelle dei colleghi che incontriamo sul territorio». Chissà se una maggior partecipazione
dei farmacisti non titolari alla vita sindacale avrebbe spinto Federfarma ad avere una considerazione diversa di Sinasfa?
«Può darsi», dice Imperadrice, «il fatto è che il nostro settore è molto particolare:
a differenza delle altre aziende dove lavorano migliaia di persone, i nostri collaboratori sono frazionati in 20mila farmacie e hanno timore di iscriversi a un qualsiasi sindacato per un fatto culturale. I colleghi vedono il sindacato come qualcosa che non gli appartiene, senza capire che tutte le categorie di lavoratori sono sindacalizzate. Basti pensare ai nostri titolari, tutti iscritti a Federfarma che è il sindacato dei titolari di farmacia. Essere iscritti al sindacato significa non solo rendere forte una categoria a livello politico e contrattuale, ma anche
salvaguardare i propri diritti. Personalmente ritengo che solo chi ha qualcosa da
nascondere possa osteggiare, più o meno esplicitamente, un collaboratore a iscriversi
al proprio sindacato «inducendolo» a restare nell’ignoranza dei propri diritti. In ogni caso l’iscrizione al sindacato è un dato sensibile regolamentato da rigide leggi sulla privacy, per cui nessuno saprà in ogni caso dell’iscrizione del collega al sindacato». Se non sarà oggi, sarà domani, ma questa realtà, secondo Imperadrice, è destinata a cambiare. «Sono convinto che
nelle farmacie gestite dalle società di capitale », dice il presidente di Sinasfa, «non ci
sarà più questo timore e l’avvento di un unico modello di gestione, simile a quello
presente in Inghilterra e negli Stati Uniti, per esempio, porterà a un miglioramento
generale delle condizioni di lavoro dei farmacisti, con ricadute positive anche sulla
vita privata del collaboratore perché oggi purtroppo c’è una grossa piaga, e anche
questa andrebbe discussa nel contratto: le farmacie tendono ad ampliare i loro orari
di lavoro sempre con lo stesso personale e questo sta distruggendo completamente
la vita privata dei farmacisti collaboratori: abbiamo avuto centinaia di segnalazioni
di persone esasperate da un carico di lavoro divenuto davvero eccessivo»
 
Da Federfarma, le ultime novità sul contratto
Giuseppe Palaggi, coordinatore della Commissione per il contratto di lavoro di Federfarma,
che sull’evoluzione delle trattative è ottimista, ma anche cauto nell’indicare una data sulla firma del documento che dovrà tener conto di molte variabili, dice, alcune delle quali del tutto nuove per la farmacia Dottor Palaggi, a che punto siamo con le trattative per il rinnovo del
contratto?
In queste ultime settimane abbiamo incontrato le Organizzazioni sindacali dei lavoratori (Filcams-Cgil, Fisascat- Cisl e Uiltucs): ci stiamo confrontando dal mese di settembre e dopo il primo periodo, dedicato a questioni più strettamente burocratiche ma comunque necessarie per la ripresa del confronto sindacale, abbiamo cominciato i primi incontri effettivi. L’ultimo di questi in ordine cronologico si è tenuto il 1° febbraio, in cui abbiamo trattato temi di carattere
generale su cui potevamo trovare delle convergenze. Perché non si tratta più di un semplice
rinnovo, ma nell’epoca che viviamo, di crisi economica, di ingresso del capitale, di liberalizzazione degli orari c’è bisogno di fare un contratto che abbia qualche cosa di innovativo rispetto alle semplici “contrattazioni del passato”: si tratta di scrivere un accordo nuovo. I primi incontri, fino al 1° febbraio si sono svolti sulle tematiche generali, così
abbiamo fatto una carrellata su produttività, mercato del lavoro, carico di lavoro, orario
multiperiodale, etc. Da adesso fisseremo nuovi incontri, cominceremo a scendere
nel dettaglio per cercare di concretizzare questi temi. Abbiamo già prospettato
che nel prossimo incontro, che si terrà il 5 marzo, partiremo da una “pulizia del
testo”, perché riprendere un contratto dopo tanto tempo richiede pazienza e tempo,
bisogna eliminare gli elementi obsoleti e se ne devono inserire di nuovi. In tutto
ciò avrà una funzione importante l’Ente bilaterale nazionale che avrà un ruolo di
verifica sull’andamento delle applicazioni contrattuali, oltre che quello istituzionale
di formazione che aveva già condotto in passato a iniziative di successo che si
volevano continuare a replicare e ampliare ma che si erano fermate a seguito della
sospensione delle trattative. C’è un punto su cui c’è convergenza di vedute?
Sì, il tema della produttività lo abbiamo accantonato quasi subito, perché in effetti
abbiamo visto che c’era convergenza di intenti. Ora si tratta solo di andare a
dettagliare e trovare i giusti momenti applicativi, attuare il ricorso alle opportunità
che dà il sistema sotto il profilo fiscale e contributivo. Perché un premio legato a un
incremento di produttività della farmacia gode di particolari agevolazioni fiscali
proficue, sia per il dipendente, sia per il titolare della farmacia. Si tratta, quindi, di
un’operazione intelligente e vantaggiosa per entrambe le parti.
Su cos’altro invece si dovrà lavorare per ridurre le distanze?
I punti che richiederanno un po’ più di discussione riguardano la flessibilità degli
orari: le farmacie vogliono poter usufruire con maggiori possibilità di oggi dell’orario
multiperiodale, che consiste nel poter lavorare fino a 48 ore settimanali in base
alle diverse esigenze, facendo recuperare il riposo al lavoratore in periodi successivi,
per fare in modo che alla fine dell’anno ci sia una media di lavoro di 40 ore
settimanali. Su questo tema si può trovare un po’ più di spigolosità sull’eventuale programmazione, si tratta di trovare il giusto compromesso fra la necessità delle farmacie e le esigenze del lavoratore. Un altro punto è anche quello del lavoro intermittente che
richiama il lavoratore solo quando ce n’è bisogno oppure in funzione della quantità del lavoro presente in farmacia. Entro la fine dell’anno si arriverà alla firma del nuovo contratto?
Sono abituato a non fare previsioni, ma sono fiducioso soprattutto se pensiamo che il contratto in questione, fermo da cinque anni, dovrà nascere da un confronto concreto delle parti.
Come è stato in passato e come è auspicabile che continui ad essere per diventare una soluzione che permetta alle farmacie di affrontare, con gli strumenti più idonei, la sfida con la crisi economica, il ddl concorrenza, l’allungamento degli orari di lavoro e molto altro ancora a vantaggio di tutti coloro che operano nelle farmacie, dipendenti e titolari. 
 
Potete trovare l'articolo integrale  con la posizione dei sindacati al tavolo sul seguente link