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17/02/2021 di Sinasfa
Testing e vaccini, Sinasfa: urge rinnovo contratto e condivisione su novità normative

Con la legge di bilancio 2021, sono state poste le premesse per un allargamento di ruolo e competenze di farmacie e farmacisti nella direzione dei vaccini, test e tamponi. Misure che se da un lato richiedono un passaggio interpretativo che ne definisca con più precisione i contorni e necessitano di una condivisione all’interno di tutte le componenti della categoria, dall’altro rendono ancora più evidente l’esigenza di rinnovare il Contratto nazionale dei collaboratori di farmacia che è fermo da oltre otto anni, aggiornando tutele e impianto normativo e soprattutto adeguando una retribuzione che sta creando sempre più situazioni di difficoltà tra i farmacisti. A fare la riflessione Francesco Imperadrice, presidente del Sindacato nazionale farmacisti non titolari, Sinasfa, che spiega: «Le misure previste nella legge Bilancio 2021 risultano a nostro parere poco chiare e necessiteranno certamente di un passaggio interpretativo dal Ministero che chiarisca con esattezza che cosa può fare la farmacia e il farmacista. Faccio l’esempio della somministrazione dei vaccini in farmacia: in questo caso, non è chiaro cosa si intenda per “supervisione di medici assistiti, se necessario, da infermieri o da personale sanitario opportunamente formato”, Se il legislatore ha inteso indicare tra le figure che possono somministrare il vaccino in farmacia anche il farmacista, perché non lo ha citato con chiarezza?».

Ma, interpretazione a parte, «restano da chiarire soprattutto le questioni attuative. Non è pensabile, infatti, chiedere a professionisti che si sono formati, durante tutti gli studi universitari e post universitari, con competenze che riguardano il farmaco, il suo corretto utilizzo, e tutto quanto a questo è connesso, di diventare obbligatoriamente vaccinatori, pur a fronte di una “adeguata formazione”. Non è un passaggio che si possa chiedere a tutti: non si può pensare che chi ha lavorato per anni come farmacista possa diventare da un giorno all’altro anche qualcosa di diverso, né tanto meno è pensabile che tale nuovo ruolo possa essere inserito all’interno di un rapporto di lavoro che presuppone una professionalità ben definita e mansioni di un certo tipo. 

Difficile poi comprendere perché a fronte della grave emergenza pandemica si intenderebbero eventualmente solo coinvolgere le farmacie e non i farmacisti come categoria in quanto tale. I farmacisti sono circa centomila e su base volontaria nel momento in cui il legislatore avrà chiarito la norma di legge scrivendo chiaramente che i farmacisti possono somministrare il vaccino, potrebbero collaborare con le ASL, gli ospedali, supportare i medici di medicina generale nei loro studi nonché i colleghi delle parafarmacie potenziando così di almeno 6/7 mila le strutture a livello nazionale in cui si potrebbero somministrare i vaccini.

Per altro, «non possiamo dimenticare che stiamo parlando di una procedura sanitaria particolarmente complessa, delicata e rischiosa, e che, soprattutto laddove preveda l’eventuale utilizzo di siringhe ed aghi, va ad aprire uno scenario di risvolti di sicurezza, responsabilità, e normativi decisamente ampi». Stesse riflessioni anche per gli altri aspetti della normativa, «anche quelli relativi al ruolo dei farmacisti all’interno delle attività di testing e di tamponi. Stiamo parlando di cambiamenti che vanno a incidere profondamente sulla professionalità e sulla vita delle persone, e che quindi non possono essere calati dall’alto né affrontati senza un passaggio con le rappresentanze sindacali e in un confronto all’interno della categoria. Né tanto meno senza prevedere step e adeguamenti che riguardino anche la sicurezza sul lavoro, con tutti gli adempimenti che ne dovrebbero derivare».

Da ultimo c’è poi la questione del rinnovo del contratto: «Non si fa che parlare di nuovi compiti e mansioni, di nuovi ruoli e professionalità. Nulla di tutto questo è al momento previsto nel contratto in essere, che è scaduto da oltre otto anni e nel quale ritengo davvero difficile riuscire a far rientrare questa evoluzione professionale, questo aumento di responsabilità, questi nuovi rischi sottesi alle richieste. Soprattutto ritengo che non sia pensabile che si possa continuare in questa situazione di sofferenza economica in cui da anni versano ormai i colleghi, con una busta paga ferma da troppo tempo. Riceviamo continue segnalazioni di farmacisti che non sono più in grado di garantire sostenibilità al proprio nucleo famigliare e che pensano di uscire dalla professione. La situazione è di giorno in giorno più insostenibile e ci auguriamo che affrontare queste problematiche diventi la priorità della categoria».