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14/09/2022 di RIFday
Sinasfa, Imperadrice rieletto presidente. E il congresso dà la linea: ‘Entriamo negli Ordini

Roma, 13 settembre – Rinnovo ai vertici di Sinasfa, il Sindacato nazionale dei farmacisti non titolari, che domenica scorsa, 11 settembre, ha celebrato a Napoli il suo terzo congresso nazionale. Il voto dei delegati ha confermato alla presidenza Francesco Imperadrice (nella foto), fondatore e cuore e motore del sodalizio sindacale, che sarà affiancato da un consiglio direttivo composto da Giuseppina Rosu (vicepresidente), Orsola Procopio (segretario), Gennaro Campanile (tesoriere) e dai consiglieri Maria Elena Lacquaniti, Stefania Pelella ed Ettore Vacchiano. Il revisore unico dei conti Diego Esposito completa la squadra di vertice, che potrà anche contare sull’assistenza dei consulenti per gli iscritti Alfonso Savino e Vincenzo Filardo, entrambi avvocati.

Il lavoro dei delegati sindacali non si è però esaurito nel voto per il nuovo board del sindacato (dal quale sono usciti, con i più sinceri e sentiti ringraziamenti per il contributo offerto negli anni scorsi con lealtà, professionalità, competenza e dedizione,  i consiglieri Lara Borgato, Marco Gambadoro e Valerio Battisti), ma è proseguito con la discussione e il voto su alcune modifiche statutarie finalizzate a una migliore funzionalità dell’attività di rappresentanza, che sono state tutte approvate.

La sostanza dell’appuntamento congressuale è però arrivata dal franco dibattito  svoltosi nel corso dei lavori, dedicati a una disamina delle problematiche centrali di chi lavora in farmacia senza esserne titolare. La criticità più rilevante e urgente è stata inevitabilmente individuata nelle condizioni economiche e lavorative  del farmacista collaboratore, che l’ultimo, faticoso e faticato rinnovo del Ccnl  delle farmacie private non ha minimamente migliorato (e certamente non poteva farlo, visto che l’accordo tra parte datoriale e sindacati confederali si è concluso con un aumento di appena 80 auro, dopo otto anni di vacanza contrattuale, e non ha nemmeno contemplato una retribuzione almeno parziale di ben otto anni di vacanza contrattuale).

A peggiorare le cose, marcando in peggio il trattamento economico, è arrivato l’aumento esponenziale dei carichi di lavoro,  in gran parte prodotti delle norme anti-pandemia di questi ultimi tre anni, che hanno generato l’ingresso di nuovi delicati servizi in farmacia (vaccinazioni e effettuazione tamponi su tutti). Prestazioni che si sono tradotte, come rilevato da molti degli interventi, in un rilevante surplus di impegni, responsabilità  e  orari di lavoro, senza ritorni economici coerenti e congruenti, a fronte invece di consistenti vantaggi economici per le farmacie, che – come troppo spesso accade – nessuno ha fatto niente, soprattutto ai massimi vertici di categoria, affinché venissero ridistribuiti almeno parzialmente ai farmacisti collaboratori (prima e quinta colonna dei nuovi servizi in farmacia), assicurando loro un qualche e peraltro dovuto riconoscimento retributivo.

Analizzando il problema – in verità annoso e, alla fine, sempre uguale – alla ricerca di una qualche via per risolverlo, l’assemblea congressuale ha concluso che il nodo è di sistema e non potrà mai essere sciolto senza un “assalto”, ovviamente pacifico, per prendere il Palazzo d’Inverno. In altri termini, finché gli enti di rappresentanza professionale, ovvero gli Ordini, saranno sotto lo stretto controllo dei titolari di farmacia, come è sempre stato e ancora è praticamente in tutta Italia, la vexata quaestio non avrà mai soluzione: “Un sistema governato quasi esclusivamente da titolari o da soggetti che hanno interessi diametralmente opposti ai nostri, perseguirà gli interessi dei titolari, non quelli di chi titolare non è e molto spesso, più che come risorsa e collega, viene considerato una semplice voce di costo” ha affermato Imperadrice, per poi sostenere che,  “se vogliamo davvero cambiare le cose, noi non titolari dobbiamo poter portare avanti le nostre istanze e difendere anche noi i nostri interessi, entrando negli organismi di rappresentanza professionale che, è vero, non intervengono in via diretta negli accordi contrattuali, ma sono decisivi nel determinare una certa cultura e dunque certi indirizzi”.

Un’analisi (e al contempo un’indicazione) che ha registrato il consenso pressoché unanime dell’assemblea congressuale, che – per la prima volta – ha approvato una proposta che, prima e più ancora che sindacale, è di politica professionale: smettere di continuare a chiedere qualcosa a qualcuno (peraltro senza mai riuscire a trovare ascolto, se non in modo estremamente parziale e quasi concessorio) e diventare invece  artefici del proprio destino, adoperandosi per creare la possibilità di un percorso lavorativo finalmente adeguato alla professionalità dei farmacisti collaboratori, sotto tutti gli aspetti.

“Abbiamo due anni di tempo, ma dobbiamo lavorare fin da subito, per organizzarci e  partecipare alla competizione elettorale negli oltre cento Ordini provinciali dei Farmacisti facendo nascere delle liste in ogni provincia” ha detto Imperadrice, esplicitando in modo semplice e concreto la linea che Sinasfa (e più in generale i collaboratori di farmacia) dovranno seguire fin da subito se davvero vogliono costruirsi un futuro migliore. “Nel congresso abbiamo dimostrato che riequilibrando il sistema da un punto di vista della rappresentatività,  cambierebbe praticamente tutto per noi non titolari, sotto ogni aspetto” ha quindi proseguito il presidente del sindacato. “Sinasfa si metterà a disposizione di ogni collega che abbia intenzione di candidarsi e che ce lo comunicherà,  senza alcun obbligo di iscriversi al sindacato.  Noi provvederemo a mettere in contatto tra di loro i colleghi di ogni provincia, così da formare dei gruppi che diventeranno poi i colleghi in lista, organizzando anche riunioni su piattaforme informatiche per confrontarci e scambiarci informazioni”.

L’idea, dunque, è quella di una mobilitazione dal basso, che dovrà partire subito e per funzionare avrà bisogno di quella consapevolezza, coesione e partecipazione di cui, in verità, i collaboratori di farmacia, distribuiti in circa ventimila farmacie dove i comportamenti dei titolari e i problemi di lavoro non sono certamente univoci,  non hanno mai dato prova. Ma questa volta la comunità sindacale di Sinasfa è ottimista e determinata a giocarsi la partita. “Siamo certi che i colleghi collaboratori, tenendo presente  che la percentuale tra non  titolari e titolari è oggi di circa 7 a 3, e avendo la consapevolezza che nulla potrà mai cambiare se non saremo noi in primis a far valere democraticamente il peso dei nostri numeri”  ha infatti concluso Imperadrice “questa volta non si lasceranno sfuggire l’opportunità di cambiare le cose, O, almeno, di provare seriamente a farlo”.